HURRAY FOR THE RIFF RAFF
Venerdì 26 agosto, sPAZIO211, h.20:00, ticket
Alynda Segarra esplora le sue radici Nuyorican in pezzi combat e folk, fino a trovare un nuovo modo di fare musica, vivere il presente, lottare per la felicità.
Quel che conta è insistere, scoprire, conoscere e conoscersi e questa artista donna continua a farlo, con un’eleganza e una ricchezza musicale sempre più peculiari e personali, delle quali la musica ha un disperato bisogno. Tra le influenze dell’album, che Segarra descrive come «nature punk», c’è di tutto: il country folk di Waxahatchee e il reggaeton di Bad Bunny, gli esperimenti new age di Beverly Glenn Copeland e il femminismo nero di Adrienne Maree Brown.
A cinque anni dall’uscita dell’ottimo “The Navigator”, gli HURRAY FOR THE RIFF RAFF, la band alt-country/americana capitanata da Alynda Lee Segarra, arrivano in Italia a TOdays 2022 con il loro settimo album in studio “Life on Earth”. Pubblicato il 18 febbraio via Nonesuch Records, l’album è stato prodotto da Brad Cook (Waxahatchee, Bon Iver, Kevin Morby).
All’interno i singoli “Pierced Arrows”, “Jupiter’s Dance” e “Rhododendron”.
Nata nel Bronx ma di origini portoricane, Alynda Lee Segarra è una cantautrice visionaria.
Trasferitasi a New Orleans nel 2007 Segarra forma due band: i Dead Man’s Street Orchestra e Hurray for the Riff Raff. È con quest’ultima formazione che l’artista pubblica un Ep e ben sette album in studio.
Il suo ultimo lavoro, “Life on Earth”, è tanto un appello pieno di speranza quanto un lamento funebre: triste e fatalista con i suoi testi preveggenti, è come una continuazione silenziosa di “Pa’lante”, la bellissima ed elegiaca ballata per pianoforte di “The Navigator”.
“Sento di lasciare sempre degli indizi nelle mie canzoni, sperando che i miei ascoltatori seguano le briciole di pane”, dice Segarra con una breve risata. In “Life on Earth” potrebbero trovarle. Questa volta ha scelto un argomento che riguarda tutti noi: il nostro rapporto con la natura.
La musica di “Life on Earth” è una sorta musica di sopravvivenza per la fine dei tempi. “Non solo per sopravvivere, ma anche imparare a prosperare. L’importanza di adattarsi e imparare dalla natura: questi erano i temi che continuavano a venirmi in mente”.
Durante le sue corse liberatorie per New Orleans Segarra ha riscoperto una natura ribelle che non aveva mai notato prima. “Ho sentito che la natura di New Orleans ha questa energia davvero ribelle, come se nulla potesse abbatterla”, spiega Segarra. “Pensavo alla mia solitudine, quando all’improvviso ho visto tutta questa vita vegetale intorno a me e mi sono detta: ‘Perché mi sono sentita così sola quando sei qui?'”.
“Gran parte di ciò che stiamo attraversando in questo momento riguarda il farsi carico del momento in cui ci troviamo e ammettere che questo è il mondo che abbiamo ereditato. Non è il mondo che speravamo di ereditare, ma è quello che abbiamo e dobbiamo prendere le redini e decidere cosa farne. Questo album parla di questo”.
“Per me, ogni album è quasi come un film o un romanzo, un mondo che creo e in cui voglio vivere. Voglio che abbia un tema e linguaggio, una cosmologia e un lessico, così l’ascoltatore può viverci dentro”, afferma Segarra.
Per “Life on Earth” Segarra ha tratto ispirazione dalle poesie di Joy Harjo e Ocean Vuong, il premiato poeta vietnamita americano e autore di “On Earth We’re Briefly Gorgeous”. La voce di Vuong riecheggia nel brano “night queen”. Altra fonte d’ispirazione è il libro di Adrienne Maree Brown “Emergent Strategy”.
“Ho passato gran parte della mia vita a sentirmi nostalgica, a sentirmi nata nel momento sbagliato.
Non volevo più farlo, perché finalmente c’è una resistenza in atto, un movimento di giovani che vuole cambiare il mondo. Sono entusiasta di vivere questo momento”.